Manifesto asessuale

Testo di Lisa Orlando
Traduzione di Milena Natali
Revisione di Amy Appiani
Immagine tratta Fran Pollner, “Lesbian Dynamics”, Off Our Backs 3, no. 6 (1973): 7. Foto di Susan Rennie, disponibile qui.

Introduzione a cura della traduttrice
Scritto dalla femminista americana Lisa Orlando nel 1972 e pubblicato dalle New York Radical Feminists (NYRF), il Manifesto asessuale ottenne un immediato successo, tanto da apparire nel libro di Shere Hite dal titolo Sexual Honesty, by Women, For Women del 1974, da essere letto e discusso da Margot Adler nel programma radiofonico WBAI e da essere nominato da Greg Turner nell’articolo “Sexual identity”, nella primavera del 1976, su Gay Liberator.

Alla fine degli anni Sessanta, all’interno dello stesso movimento femminista, non tutti i membri condividevano le stesse posizioni e la stessa ideologia. Uno dei terreni di scontro era quello riguardante la legittimità delle associazioni lesbiche e la loro possibile minaccia nei confronti dell’emergente movimento delle donne. Sostenitrice di questo punto di vista era Betty Friedan, presidente di The National Organization for Women (NOW), convinta che la “minaccia color lavanda” potesse delegittimare la capacità del movimento femminista di ottenere dei cambiamenti politici. D’altro canto, molte femministe radicali abbracciarono il lesbismo politico, il quale non prevedeva di intraprendere relazioni con altre donne ma semplicemente rifiutava gli uomini a causa del sessismo che permeava le relazioni eterosessuali. Le NYRF avevano evitato la divisione interna e perciò, nel 1972, indissero una serie di caucus con lo scopo di esplorare gli atteggiamenti e le opinioni dei propri membri riguardo la sessualità. Oltre ai caucus sull’eterosessualità, sul lesbismo e sulla bisessualità (voluto dalla lesbica Evan Morley), non sentendosi rappresentata da nessun caucus, Lisa Orlando ne formò un altro: il caucus sull’asessualità. Solo un’altra femminista si unì ad Orlando, Barbara Getz, che però non volle partecipare alla stesura del documento richiesto dalle NYRF. Il Manifesto Asessuale che ne deriva è perciò frutto delle posizioni di Lisa Orlando.

Malgrado Orlando non sia stata la prima a parlare di asessualità – lo aveva già fatto Valerie Solanas nel Manifesto S.C.U.M. (1967), la cui posizione era stata poi ripresa da Roxanne Dunbar nel suo articolo “Asexuality (1968), ma anche Dana Densmore aveva dedicato due articoli (“On Celibacy” e “Independence from the Sexual Revolution” del 1971) sulla rivista No More Fun and Games del gruppo Cell 16 – è stata la prima ad articolare in cosa consistesse, per lei, l’asessualità: la scelta politica di non basare le proprie relazioni interpersonali sul sesso. A differenza delle posizioni del lesbismo politico o delle altre concezioni sull’asessualità, quella proposta da Orlando non esclude la masturbazione né “l’affetto fisico e la sensualità”.


Manifesto asessuale

Lisa Orlando, Caucus Asessuale, NYRF*

1. Origine e definizione
Le nostre esperienze con la sessualità non sono state coerenti con i nostri valori femministi. A mano a mano che la nostra consapevolezza su questo tema aumentava, abbiamo cominciato a vedere come il sesso avesse permeato le nostre vite e quelle degli altri. Abbiamo categorizzato le nostre relazioni in termini di sesso  sia amici che amanti. Ci siamo impegnati in un processo di “valutazione”, per quanto sottile o inconsapevole, con ogni persona nuova, accettandola o rifiutandola come possibile partner sessuale anche se non avevamo mai avuto l’intenzione di lasciarci coinvolgere sessualmente. Abbiamo rifiutato arbitrariamente interi gruppi di persone perché inadeguati per delle relazioni intime in quanto abbiamo considerato che certe relazioni, per definizione, includevano necessariamente il sesso. Abbiamo spesso passato del tempo con delle persone semplicemente sulla base della loro disponibilità sessuale (la “scena notturna”). Quando ne siamo diventate consapevoli dentro di noi, siamo diventate dolorosamente consapevoli di come siamo state oggettificate dagli altri.

L’asessualità è una conseguenza di questa consapevolezza. È un concetto che siamo arrivate ad utilizzare dal desiderio di comunicare non solamente attraverso l’essere ma anche attraverso il linguaggio la nostra lotta per liberarci dal sessismo nelle nostre vite personali.

In questo documento abbiamo usato i termini “sesso” e “sessuale” per descrivere qualsiasi attività il cui obiettivo sia l’eccitazione genitale o l’orgasmo. L’affetto fisico e la sensualità (incluso il bacio) non sono, secondo questa definizione, sessuali a meno che non siano diretti allo scopo dell’eccitazione genitale.

Abbiamo scelto il termine “asessuale” per descrivere noi stesse perché sia “nubile” che “antisessuale” hanno connotazioni che speravamo di evitare: il primo implica che uno abbia sacrificato la sessualità per qualche bene superiore, il secondo che la sessualità sia degradante o in qualche modo intrinsecamente cattiva. “Asessuale”, per come lo usiamo noi, non significa “senza sesso” ma “non relazionarsi sessualmente con nessuno”. Questo, ovviamente, non esclude la masturbazione ma implica che se si hanno dei desideri sessuali questi non richiedono un’altra persona per essere espressi. L’asessualità è, semplicemente, una sessualità indipendente.

2. La filosofia
La nostra filosofia dell’asessualità è nata dalla nostra etica personale, che è stata rimodellata dalla nostra coscienza femminista. Per noi, così come per molte altre donne, il femminismo significa più di una lotta contro il sessismo. Significa “sorellanza”  un nuovo modo di relazionarsi, forse un nuovo modo di vivere. La moralità femminista, in questo punto della storia, può solo essere definita come antitetica ai valori oppressivi della nostra società (per esempio la competizione, l’oggettificazione). A livello personale, ciò si riflette nelle nostre convinzioni: dovremmo cercare di relazionarci il più possibile con gli altri nella loro totalità e non vederli come oggetti esistenti per la gratificazione dei nostri bisogni; non dobbiamo sfruttare gli altri ossia, usarli “ingiustamente o impropriamente”  né permettere a noi stesse di essere sfruttate; non dobbiamo essere disoneste con noi stesse o con coloro che rispettiamo. Inoltre, crediamo che ognuno di noi abbia la responsabilità di esaminare il proprio comportamento, determinare in che modo sia stato influenzato dal condizionamento sessista e cambiarlo se non soddisfa i nostri standard.

Come femministe avevamo denunciato lo sfruttamento sessuale delle donne da parte degli uomini senza vedere che anche noi avevamo usato gli altri “ingiustamente e impropriamente”. Il sesso interpersonale non è un modello di comportamento istintivo; è un comportamento che abbiamo imparato ad utilizzare per il soddisfacimento di un bisogno (l’orgasmo) che possiamo facilmente soddisfare da sole. Siamo arrivate a vedere questo uso degli altri come sfruttamento e ci siamo rese conto che, permettendo agli altri di usarci in questo modo, stavamo acconsentendo al nostro stesso sfruttamento.

Nel nostro tentativo di essere oneste con noi stesse, abbiamo cercato di determinare quali siano i nostri bisogni reali. Abbiamo visto che abbiamo bisogno di affetto, di calore, di contatto della pelle, che ci avevano insegnato a soddisfare attraverso il sesso interpersonale. Quando abbiamo iniziato a soddisfare questi bisogni nelle nostre “amicizie”, il nostro bisogno e interesse nei confronti del sesso sono diminuiti. Abbiamo anche capito che avevamo bisogno di intimità, uno stato che avevamo sempre visto come “completato” dal sesso. In retrospettiva, ci siamo rese conto che noi, e gli altri, avevamo usato il sesso come un mezzo di auto-inganno, come un modo per evitare una vera vicinanza piuttosto che per raggiungerla.

Avevamo lottato contro il nostro condizionamento in molti modi, specialmente in termini di ruoli, ma avevamo evitato di esaminare il condizionamento di base che aveva modellato la nostra sessualità. È difficile persino speculare sulla natura della “sessualità ideale” (non influenzata dal sessismo), ma siamo certe che non occuperebbe così tanto spazio nelle nostre vite come in questa società. Viviamo in una cultura di “feticisti” che considerano il sesso con un’attenzione estrema e irrazionale. Proprio come molte di noi sono state condizionate a indirizzare la propria energia nella preparazione di pasti sontuosi, creando un feticcio da un semplice bisogno per evitare il confronto con la vacuità delle nostre vite di donne, così siamo state condizionate a cercare la soddisfazione sessuale in modi contorti e tortuosi. Dal nostro coinvolgimento nel femminismo, le nostre vite sono diventate sempre più significative e non sentiamo più il bisogno di feticci.

Esaminando le nostre esperienze relative ai nostri valori, siamo arrivate all’asessualità come posizione e stato dell’essere allo stesso tempo. Il sesso interpersonale non è più importante per noi, non vale più il ruolo distorto e spesso distruttivo che ha svolto nelle relazioni. Non definisce più le nostre relazioni né costituisce in nessun modo le nostre identità. Come donne asessuali, noi non (1) cerchiamo, intraprendiamo o continuiamo relazioni con lo scopo di sperimentare il sesso interpersonale, (2) usiamo gli altri per il soddisfacimento dei nostri bisogni sessuali o permettiamo a noi stesse di essere usate, (3) tentiamo di soddisfare gli altri bisogni (per esempio l’affetto, il calore, l’intimità) attraverso il sesso interpersonale, o (4) percepiamo gli altri secondo il loro potenziale, o la mancanza di questo, come partner sessuali. In sostanza, quindi, la nostra asessualità riflette un rifiuto del sesso interpersonale finché questo non soddisferà le nostre condizioni: che sia congruente con i nostri valori e totalmente incidentale e non importante per la nostra relazione.

3. Politiche
Fondamentale per la liberazione delle donne è la distruzione del sessismo, una delle cui manifestazioni è lo sfruttamento sessuale delle donne da parte degli uomini. L’asessualità è un passo verso il raggiungimento di questo obiettivo a livello personale, poiché elimina uno dei mezzi con cui gli uomini ci opprimono. Attraverso la nostra asessualità, abbiamo escluso il sesso come obiettivo e, in sostanza, anche come possibilità in qualsiasi relazione ci possa capitare di avere con gli uomini.

A causa della cultura patriarcale, che è il risultato del sessismo istituzionalizzato, il comportamento di sfruttamento, normale in una cultura di questo tipo, ha reso estremamente difficile per le donne realizzare il proprio stile di relazione indipendente e più umano. Di conseguenza, la maggior parte delle donne riflette, nelle loro relazioni reciproche, alcuni dei modelli di comportamento di sfruttamento caratteristici dei nostri oppressori maschili. Un ambito in cui può verificarsi l’oppressione delle donne da parte delle donne è, di nuovo, quello sessuale; anche questa oppressione deve finire prima che possiamo veramente essere libere. Attraverso l’asessualità, abbiamo rifiutato il sesso come obiettivo nelle nostre relazioni con le donne, evitando così l’oggettificazione sessuale, lo sfruttamento e l’oppressione delle nostre sorelle. Anche in questo caso rifiutiamo qualsiasi possibilità di fare sesso a meno che non siano soddisfatte le nostre condizioni, e così evitiamo di essere sessualmente sfruttate e oppresse.

Distruggere i miti fondatori di una particolare cultura significa minarne le fondamenta stesse. La cultura patriarcale, basata com’è sulla differenziazione sessuale, ha costruito alcuni dei suoi miti più forti attorno alla sessualità. Crediamo che sia di primaria importanza che il femminismo diriga sé stesso all’esposizione e distruzione dell’attuale mitologia patriarcale la quale, attraverso l’inganno, rafforza la nostra oppressione. I miti maggiormente responsabili del ruolo distorto che il sesso gioca nelle vite delle donne sono:

  1. Il sesso interpersonale è essenziale poiché il desiderio sessuale è una potente forza nella vita umana e, se insoddisfatto (attraverso il sesso interpersonale), tende a produrre infelicità o eventualmente malattia;
  2. è importante che qualsiasi eccitazione sessuale sia sempre e/o immediatamente soddisfatta;
  3. il sesso è essenziale per l’intimità in una relazione, nessuna relazione può essere completa senza;
  4. la massima intimità in una relazione avviene durante il sesso e/o l’orgasmo;
  5. i bisogni di affetto fisico e di sesso sono fondamentalmente gli stessi;
  6. è quasi impossibile esprimere fisicamente affetto in modo soddisfacente senza che si verifichi anche l’eccitazione sessuale;
  7. le donne che hanno poco interesse nel sesso interpersonale o che raramente, se non mai, raggiungono l’orgasmo sono in qualche modo inadeguate.

Anche se tutti questi miti potrebbero non essere credibili per tutte le donne, alcune donne, a volte, credono ad alcuni di questi.

Infine, vediamo un conflitto tra, da un lato, il tempo e l’energia necessari alla nostra lotta come femministe e, dall’altro, il tempo e l’energia necessari allo sviluppo e al mantenimento delle relazioni in cui il sesso è un obiettivo. Se usassimo la nostra energia in modo efficiente, ci sembra indicata una scelta: lottare contro il sessismo o lottare per un sesso soddisfacente. Sebbene possa essere detto che voltare le spalle ad un problema non equivalga a risolverlo, pensiamo che la verità di questa affermazione sia relativa all’importanza data al problema. Se considerassimo importante il sesso interpersonale, l’asessualità sarebbe una scappatoia; dato che non lo facciamo, è invece un mezzo per ritirare la nostra energia da un’area in cui riteniamo venga sprecata.

Consideriamo l’asessualità come un efficace “stile di vita alternativo” per donne rivoluzionarie, ma non affermiamo che “l’asessualità è la rivoluzione”. Ci chiamiamo “donne auto-identificate” ma non pretendiamo che tutte le femministe adottino questo titolo. La nostra affermazione è semplicemente questa: dopo aver esaminato la natura della nostra sessualità e averla liberata dai pregiudizi sessisti che la circondano, siamo in grado di formare e mantenere relazioni in un modo che riflette i nostri valori ed è efficace nella nostra lotta di liberazione. Per noi, l’asessualità è un impegno a sfidare e, in ultima analisi, distruggere i concetti infondati, riguardanti sia il sesso che le relazioni, che sostengono e perpetuano il patriarcato.

(Ulteriori copie di questo documento possono essere ottenute x $.25 da New York Radical Feminists, Box 621, Old Chelsea Station, N.Y., N.Y., 10011. Questo “Manifesto” non è l’ultima parola sull’asessualità: è solo l’inizio. Accolgo con favore i vostri commenti e le vostre critiche).

*Nel settembre 1972, il Consiglio di coordinamento delle New York Radical Feminists formò dei caucus basati sulla somiglianza di orientamento sessuale. Ogni caucus doveva esplorare gli atteggiamenti personali e politici dei suoi membri riguardo la loro sessualità e comunicare queste opinioni al gruppo più ampio. Barbie Hunter Getz ed io ci siamo rese conto che non ci saremmo sentite a nostro agio in nessuno dei caucus proposti (eterosessuale, lesbico, bisessuale) e ne abbiamo formato uno nostro. Da questo caucus è emerso un documento di cui Il Manifesto Asessuale è una revisione. Il fatto che la forma plurale del documento sia stata mantenuta non implica che tutte le opinioni espresse in questa versione finale riflettano necessariamente le opinioni di entrambe le co-autrici originali.

 

Bibliografia:
Élie Grau and Lisa Orlando, “Féminisme radical et sexualité : « Le manifeste de l’asexualité » de Lisa Orlando (1972)”, GLAD! [Online], 11 | 2021, Online since 20 December 2021, connection on 15 May 2024. URL: http://journals.openedition.org/glad/3452; DOI: https://doi.org/10.4000/glad.3452.
Siggy, Lisa Orlando, Author of The Asexual Manifesto (1972), in “The Asexual Agenda”, 2019. URL : https://asexualagenda.wordpress.com/2019/08/01/lisa-orlando-author-of-the-asexual-manifesto-1972/
Siggy, Asexuality in early radical feminism, part 1, in “The Asexual Agenda”, 2018. URL : https://asexualagenda.wordpress.com/2018/08/29/asexuality-in-early-radical-feminism-part-1/


Milena Natali è nata nel 1997 in Umbria e sin da piccola si è appassionata alle lingue straniere grazie alle canzoni dello Zecchino d’Oro. Laureata con una tesi in traduzione portoghese, è anche co-traduttrice di un libro di racconti per l’infanzia. Dopo la laurea triennale, si è iscritta ad Italianistica e Storia Europea presso l’Università degli Studi di Perugia, dove ha deciso di ampliare la propria conoscenza dell’Europa Orientale studiandone la storia contemporanea. Per la propria tesi magistrale ha affrontato le contraddizioni e le problematiche legate alla condizione della donna durante il regime sovietico e dopo la sua caduta, in particolare in letteratura e cinema.


 


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