La dissoluzione del corpo nel realismo socialista di Vladimir Sorokin

Abstract 

The Dissolution of the Body in Vladimir Sorokin’s Socialist Realism

Sorokin’s novel tells the story of Marina, a piano teacher who leads a carefree life in 1980s Moscow, hating Soviet power and having sex with both lesbian lovers and famous male dissidents. The story revolves around a mystical union between the heroine and her latest love. Through her love the girl is reborn and this marks her transformation from an individual of flesh and blood to a model Soviet citizen devoid of individuality and character.

Vladimir Sorokin nacque il 7 agosto 1955. Nel 1977 terminò gli studi in ingegneria, ma non lavorò mai nel campo della sua specializzazione. Diventò invece designer editoriale e artista concettualista, narratore, drammaturgo e pittore. Realizzò la veste grafica e le illustrazioni di circa cinquanta volumi. Iniziò a scrivere in prosa immediatamente dopo la fine dell’università. In qualità di letterato si formò nell’ambiente degli artisti e scrittori dell’underground moscovita degli anni Ottanta. Nel 1985 venne pubblicata a Parigi la sua prima opera, Očered’ (“La coda”, 1988), presso la casa editrice Sintaksis. Sempre a Parigi, Vladimir Sorokin pubblicò Tridcataja ljubov’ Mariny (“Il trentesimo amore di Marina”), scritto nel 1984. Questo secondo romanzo vide la sua apparizione in Russia solo dieci anni dopo, nel 1995.

Il romanzo Il trentesimo amore di Marina, trae la sua “origine” dall’occupational novel degli anni Cinquanta (P. Pavlenko e Vs. Kočetov), definito da N. Lejderman come “un genere in cui una persona viene vista alla luce delle sue funzioni lavorative” (Leiderman 2008: 30), e dalla prosa femminile degli anni Ottanta (L. Vaneeva e V. Narbikova a L. Petruševskaja e soprattutto T. Tolstaja). Le pagine “vivono e respirano” l’amore fisiologico e platonico, l’amore per la famiglia, la patria, Dio, l’amore per la letteratura, la musica, ecc. Tuttavia, “per volontà dell’autore e per la bizzarra logica dell’arte concettuale postmodernista” nella vita della protagonista del romanzo il suo “rose love” diventa di dimensioni pari “all’idea di esistenza collettiva (squadra), per il lavoro oscurato da un sentimento di amore eterno per la classe operaia oppressa” (Bogdanova 2004: 240) In una intervista pubblicata da “Novaja Gazeta” Sorokin spiega la scelta di incentrare il romanzo sulla figura femminile:

La donna nella realtà sovietica era l’anello più deideologizzato, – spiega l’autore, – era sotto l’influenza di due forze che si distruggevano a vicenda: la natura, che passava attraverso l’apparato riproduttivo femminile, e l’ideologia, con la quale cercavano di riempire la testa. Queste forze non sono riuscite a trovare un consenso: quindi o l’apparato riproduttivo femminile doveva essere ricucito o la testa doveva essere tagliata.” (Sorokin 2018)

Il romanzo è un diario permeato dall’eros, in cui la vicenda è raccontata da un narratore invisibile in tre giorni di marzo del 1983. Nella prima parte Marina, la ragazza di provincia, si presenta al lettore come una creatura quasi effimera che insegna musica e stringe amicizie con dissidenti, legge libri proibiti e odia con tutto il cuore il potere sovietico: “più di ogni altra cosa, Marina odiava il regime sovietico. Odiava lo Stato, sommerso nel sangue e bugie, che si diffondeva come un tumore canceroso sul corpo azzurro e pallido della terra”. (Sorokin, 2022)

Il mondo della dissidente è estremamente cinico. La ragazza, con fare del tutto spensierato, va a letto con uomini e donne, dissidenti e lavoratori del partito. Chiaramente distinguendo gli uni dagli altri, per lei il rapporto fisico è un mezzo per scambiare il proprio corpo con i beni spirituali e materiali di altre persone. Ma presto la ragazza si rende conto che si tratta solo di una via verso l’abisso (Genis – Ryklin – Kabrin 2018: 10).

Nel frattempo, la vicenda viene regolarmente interrotta da una narrazione retrospettiva sul background personale e sulla biografia di Marina. Questa narrazione fa conoscere al lettore le prime esperienze sessuali della ragazza. Ad esempio, il modo in cui osservava sua madre con un amante e di come fu violentata da un insegnante in un campo estivo. La scena centrale di questa linea di reminiscenze è occupata dalla descrizione di come il padre avesse abusato di lei durante una vacanza estiva al mare e di come, il giorno seguente, lui si fosse suicidato lasciandola sola in albergo. Di conseguenza, Marina divenne incapace di provare dei sentimenti per gli uomini, ma, nonostante ciò, continuò a sognare di incontrare la persona giusta e in grado di cambiare la sua vita. Questo intreccio di ricordi costituisce una terza dimensione della narrazione, in cui il passato e il presente si intrecciano (Grelz 2009). Nella seconda parte, dopo ventinove relazioni, il destino dell’eroina viene bruscamente cambiato dall’incontro con un comunista esemplare. In lui e nella sua ideologia sovietica la ragazza trova finalmente la sua felicità. Questo nuovo amore capovolge completamente la vita della dissidente, sostituendo le sue idee freudiane con quelle marxiste. A partire da questo momento inizia il suo cambiamento che la porta da essere una dissidente a diventare una brava comunista. Tutto ciò avviene attraverso delle azioni violente. Quest’ultime, nonostante possano sembrare puramente spontanee e prive di logica, sono in realtà fondamentali, in quanto rappresentano la “rottura narrativa”. Tale evento, nei lavori di Sorokin, è sempre accompagnato dalle descrizioni di rituali mistici – a volte comicamente assurdi, e spesso con un forte elemento di sadomasochismo, che deformano e distruggono il corpo umano. Di per sé, il numero di episodi e la loro ripetizione ossessiva dimostra l’importanza per il mondo artistico dello scrittore. La metamorfosi finale del romanzo è preceduta da tre scene dove la ragazza, cadendo improvvisamente e senza alcun motivo in uno stato aggressivo, picchia duramente prima la sua amante Saša, poi l’amico americano Tony, e poi il cantante rock dell’underground. Questi atti di violenza, che riflettono la vita precedente di Marina, rappresentano il rituale di purificazione che doveva portarla alla mistica “resurrezione”. La ragazza interrompe i rapporti con i vecchi amici e il vecchio stile di vita da dissidente, lascia il suo appartamento e va a vivere con i suoi nuovi compagni (Smirnova 2012).

Unendosi alle masse lavoratrici, Marina diventa uno piccolo frammento del grande quadro socialista. Se prima era una parte inutile della macchina sociale, ora viene considerata un funzionale di un meccanismo ben coordinato. Tuttavia, presto questa realtà inizia a risucchiare dalla ragazza tutto ciò che è umano, trasformando la sua vita in una lunga catena di montaggio. L’’energia erotica si trasforma in energia meccanica, perdendo caratteristiche sessuali e individualità, e trasformandosi in un “ingranaggio” dell’idea marxista del lavoro (Spivakovskij 2018).

In tal modo, il suo trentesimo amore, ovvero l’amore per la patria e il popolo, si rivela essere quello giusto per la ragazza. Il romanzo raffigura l’autodistruzione consapevole, sebbene qui Marina non si suicidi in senso letterale e fisico. La ragazza fugge dalla propria individualità, dalla sua doppia personalità, dall’insoddisfazione sessuale e dall’orientamento non tradizionale. Fugge dal proprio “io”. Tuttavia, al posto di una trasformazione spirituale e mistica, nel finale del romanzo la ragazza perde la sua individualità e il suo genere, dissolvendosi volontariamente nell’elemento collettivo. Il processo di effettiva rinuncia alla vita viene visto in termini di una “resurrezione”. Quest’ultima può essere interpretata come una salvezza mostruosa, ma rimane sempre una scelta consapevole: restare sé stessi o perdersi completamente.

 

Bibliografia:

A. Genis M. Ryklin, K. Kabrin, “Eto prosto bukvy na bumage…”Vladimir Sorokin, Moskva, Novoe literaturnoe obozrenie, 2018, p.10.

A. Genis, Colonizing Chaos: Russian Literature at the End of the Twentieth Century, NLVU, 2012, pp. 1-34.

D. Uffelmann, Vladimir Sorokin’s Discourses: A Companion, Boston, Academic Studies Press, 2020, pp.50-90.

E. Rutten, Putin on Panties: Sexing Russia in Late Soviet and Post-Soviet Culture, Amsterdam, Pegasus, 2012, pp. 565-595.

I. Sadovina, The Nonsovereign Subject and Sexual Violence in Contemporary North American and Russian Culture, University of Toronto, ProQuest Dissertations Publishing, 2018, pp. 95-120.

K. Grelz, When Non-Negotiation is the Norm: Sorokin’s Tridtsataia liubov’ Mariny and Tsvetaeva’s Krysolov“Journal of Slavic Linguistics”, Vol. 19, No. 1, pp.168-183.

M. Smirnova, Dve Mariny (Po romanu V. Sorokina “Tridcataja ljubov’ Mariny”), Vestink permskogo universiteta, 2012, pp.227-231.

N. Benevolenskaja, Vladimir Sorokin i ritual’noe dejstvie v ego proze, “Vestnik SPbGU”, 2010, pp.7-11.

N. Lejderman, Russkaja literatura XX veka: 1917-1920- e gody, Moskva, Akademija, 2008, p.30.

O. Bogdanova, Postmodernizm v kontekste sovremennoj russkoj literatury. 60-90 gody XX-veka – načalo XXI veka, Sankt Peterburg, Izdatel’stvo SPbGU, 2004, p.240.

P. Spivakovskij, Vladimir Sorokin: po tu storonu postmodernizma, “Folologija: naučnye issledovanija”, 2018, pp.105-112.

Sitografia:

https://novayagazeta.ru/articles/2018/06/08/76750-tsena-orgazma (ultima consultazione 12/05/2023)

https://srkn.ru/texts/marina_part4.shtml (ultima consultazione05/05/2023)

Apparato iconografico:

Immagine 1: https://www.thesymbol.ru/heroes/mnenie/vladimir-sorokin-interview/

Immagine 2:

https://ru.wikipedia.org/wiki/%D0%A2%D1%80%D0%B8%D0%B4%D1%86%D0%B0%D1%82%D0%B0%D1%8F_%D0%BB%D1%8E%D0%B1%D0%BE%D0%B2%D1%8C_%D0%9C%D0%B0%D1%80%D0%B8%D0%BD%D1%8B


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