Abstract
How to reclaim the narration of female body and experience: Anna Mostowska and Gothic terror
Few literary genres represented an unique occasion for authors of marginalized groups – especially female authors – to express their voices like the Gothic one. The increasing presence of female writers publishing Gothic novels in the literary panorama led some scholars to coin the term “Female Gothic”. It is evident that Gothic literature represented a convenient tool mostly for women to talk about unconventional desires, ideals and experiences diverging from the heteronormative and androcentric perspective. However, the use of Gothic literature in literary contexts aside from the most canonical Western counterpart is less explored. In this paper we will observe the importance of Anna Mostowska’s contribution to the affirmation of the Gothic genre in the early XIXth century and how she re-elaborated some typical topoi of Western Gothic literature. After a brief biographical introduction to the author, an analysis of Mostowskian literary production’s main features follows.
Pochi generi letterari come quello gotico hanno costituito una vera e propria occasione per le voci marginalizzate di esprimersi. Le tematiche centrali della poetica gotica – la sensazione di minaccia incombente, la negazione delle barriere fisiche costituite dal corpo umano, la paura e il fascino per l’ignoto, l’esplorazione della diversità e dei tabù umani – sono i medesimi elementi che riaffiorano nella rappresentazione e narrazione di modelli divergenti dal modello eteronormativo e androcentrico, che fossero gestite da chi si identificava in tali modelli divergenti o meno. Non sorprende quindi l’affermazione di molteplici voci femminili proprio durante la fioritura della letteratura gotica: in un mondo concepito e creato a misura e immagine d’uomo, il gotico diventò uno strumento per le autrici del tempo sia per raccontare desideri non convenzionali, sia per dare voce alle ansie e paure derivanti dalla propria condizione sociale. Non a caso, la ricorrenza di determinati topoi caratteristici del romanzo gotico narrato attraverso la prospettiva femminile tra il XVII e XIX secolo, come l’angoscia di vivere in prigionia nel proprio ambiente domestico, non avere il pieno potere sul proprio corpo, la dicotomia insita nella natura della protagonista femminile, contemporaneamente vittima ed eroina della storia, portarono Ellen Moers a coniare il termine “Female Gothic” nel suo saggio Literary Women (1976). Tuttavia, tale genere non fu utilizzato solo per rappresentare la realtà domestica femminile in chiave estraniata (criticandola o meno), ma anche per sovvertire determinati discorsi incentrati sul ruolo sociale della donna. Esempi interessanti dell’utilizzo del genere gotico come strumento di sovversione del discorso sociale possono essere analizzati al di fuori del contesto letterario e culturale occidentale. Nell’articolo in questione, infatti, si analizzerà la produzione letteraria di Anna Mostowska, pioniera del Gotico nel panorama letterario polacco di inizio Ottocento, oggigiorno quasi dimenticata.
Anna Barbara Olimpia Mostowska, primo voto Przeźdieka, nata Radzwiłł (1762-1810) era una celebre scrittrice polacco-lituana e mecenate delle arti dell’Ottocento, conosciuta per le sue storie di fantasmi e per l’organizzazione di salotti letterari frequentati dall’élite polacco-lituana. Fu proprio lei ad introdurre per prima tale genere di produzione letteraria nel contesto culturale polacco, affermandosi in un mercato in precedenza dominato dalla presenza maschile. Discendente di una famiglia aristocratica, Anna Radzwiłł era una donna erudita, una delle poche scrittrici capaci di mantenersi con la propria attività letteraria, sensibile alle tendenze letterarie del vicino Occidente ed estremamente consapevole della sua posizione e della realtà nella quale viveva. Iniziò la sua carriera da scrittrice nel 1806 con la pubblicazione dei primi racconti, Poşag i Salamandra (“La statua e la salamandra”), Strach w Zameckzu. Powieść prawdziwa (“Terrore a Zameckez. Una storia vera”) e Matylda i Daniło (“Matilda e Daniło”), e nel 1807 con la pubblicazione di Astolda, romanzo storico caratterizzata da un’estetica fortemente gotica. Per comprendere il perché un’autrice formatasi in un contesto culturale dove non si era sviluppata una vera e propria letteratura gotica abbia avuto successo pubblicando opere lontane dalla tradizione letteraria del paese d’appartenenza, è necessario comprendere il contesto geo-storico nel quale Anna Mostowska visse: la Polonia dell’Ottocento era scossa da tensioni e lotte per la liberazione di un Paese che cercava di conservare una propria identità personale. Il clima di incertezza e di terrore politico spinsero Mostowska a cercare conforto e stabilità in una dimensione passata; per tale ragione la giovane nobildonna rimase affascinata dalle atmosfere del Gotico inglese, dall’esoticizzazione medievalista di origine francese e dalla struttura dello Schauerroman tedesco, decidendo di rielaborare la struttura del romanzo gotico e adattandolo al contesto letterario polacco.
Sebbene sia stata accusata dai suoi contemporanei di emulare in maniera banale le forme del romanzo gotico straniero, le storie di fantasmi di Mostowska presentano delle caratteristiche che le contraddistinguono dalle controparti occidentali. Prendendo come esempio la produzione di Ann Radcliffe (autrice letta da Mostowska e fonte d’ispirazione di quest’ultima), è possibile notare delle chiare analogie tra le opere delle due scrittrici: lo sviluppo della vicenda in un periodo storico passato, l’attenzione all’introspezione psicologica dei personaggi, l’utilizzo del terrore (sensazione connessa indissolubilmente alla curiosità e allo stupore umani ben diversa dall’orrore, sensazione che invece suscita nell’essere umano reazioni più disturbanti e distruttive) come elemento di costruzione del mistero e della suspence e la presenza di un lieto fine costituiscono degli evidenti punti in comune. Tuttavia, alcuni topoi considerati tipici del “Female Gothic”, che rivediamo sia in Anne Radcliffe che in altre autrici occidentali, non è possibile trovarli nella prosa mostowskiana oppure – se appaiono – vengono chiaramente rielaborati. L’ambiente domestico della prosa mostowskiana non appare infernale o associato alla prigionia, anzi; i personaggi femminili stringono legami familiari positivi e basati sul rispetto e la comprensione tra membri.
Altra caratteristica particolare è la costruzione da parte dell’autrice di personaggi femminili complessi e sfaccettati, di natura indipendente e capaci di agire come desiderano. Nei racconti dell’autrice polacco-lituana, anziché venire ritratta come vittima ingiustamente tormentata da diaboliche entità o da uomini turpi, è presentata come agente indipendente e consapevole della propria identità (identità autodeterminata e non imposta o influenzata a ideologie patriarcali). Il racconto Strach w Zameckzu si focalizza proprio su tale aspetto, servendosi degli elementi tipici della letteratura gotica: la vicenda s’incentra su un inganno ordito da due amiche ai danni di un uomo; l’obiettivo del piano consiste nel dimostrare che persino una creatura convenzionalmente e socialmente considerata razionale e fredda come l’uomo può manifestare di fronte a un evento sovrannaturale e terrificante tratti associati alla natura femminile, tacciata dalla mentalità patriarcale come irrazionale e ipersensibile. Irritate dalle affermazioni del loro amico Edmond sulla superiorità dell’uomo sulla donna, la narratrice e l’amica Idalia tentano di convincere l’amico che la nuova domestica non è altro che lo spettro della sua amata tragicamente morta. Il piano funziona ed Edmond, suggestionato, inizia a dubitare della sua logica e scetticismo e diventa preda di apparizioni sovrannaturali. Tale condizione lo porta così a dubitare della sua stessa natura e del suo stesso corpo: se anche lui possiede questa ipersensibilità femminile, cosa lo distingue allora dalle donne verso le quali si riteneva in precedenza “superiore”? La vicenda si conclude con un finale felice, nel quale Idalia e la narratrice spiegano all’amico tormentato i trucchi impiegati per mettere in scena le apparizioni del fantasma.
In Strach w Zameckzu le protagoniste femminili si dimostrano capaci di comprendere la mentalità degli uomini e la rappresentazione femminile falsata e propagandata dall’ideologia patriarcale; è per questo che riescono a sovvertire la rappresentazione del proprio genere a loro imposta, facendo in modo che la divisione tra generi applicata dalla mentalità maschile si ritorca proprio contro a quest’ultima. Strach w Zameckzu, oltre a fornire un esempio originale di come il terrore gotico possa svelare il potere degli stereotipi nella rappresentazione dell’individuo, costituisce anche una chiara critica agli effetti negativi della stereotipizzazione su tutti i gruppi sociali, marginalizzati e non. La produzione letteraria di Anna Mostowska e la sua prospettiva femminile dimostrano un pieno controllo della propria rappresentazione, sfruttando l’estetica gotica e il concetto di “terrore” in modo efficace.
Prima del XXI secolo la produzione in prosa di Anna Mostowska fu trascurata e poco studiata soprattutto a causa dell’aspra critica letteraria riservatale durante gli anni Sessanta, che la riteneva una scrittrice mediocre e banale nella scrittura. Grazie allo sviluppo e approfondimento degli studi di genere e degli studi sulla letteratura gotica, è stato possibile compiere i primi passi verso la rivalutazione delle opere dell’autrice polacca, comprendendo l’importanza e il valore letterario. Il prezioso contributo fornito dalla prosa mostowskiana rappresenta sicuramente un arricchimento della tradizione letteraria polacca e il primo punto di partenza per l’introduzione delle tematiche di genere attraverso la letteratura gotica nel contesto culturale polacco. È grazie alla figura pionieristica di Anna Mostowska se, tra la fine dell’Ottocento e inizio Novecento, autrici come Narcyza Żmichowska si sono dedicate a narrazioni ancor più ardite e non convenzionali della natura femminile.
Bibliografia
Agnieszka Łowczanin, “My unfortunate sex”: women, ghosts and empires in the first Polish ghost stories, in “Women’s writing”, Vol. 28, 2021, pp. 453-471.
Robert Pruszczyński, Il genere nella letteratura premoderna in Polonia: Anna Mostowska , trad. Alessandro Amenta, in “Esamizdat”, Vol. VI, n. 2-3, 2008, pp. 123-131.
Ellen Ledoux, Was there ever a “Female Gothic”?, in “Palgrave Communications”, 2017, pp. 1-7.
Sitografia
https://www.bl.uk/romantics-and-victorians/articles/an-introduction-to-ann-radcliffe (ultima consultazione 29/05/2023)
Apparato iconografico
Immagine di copertina: https://blog.britishnewspaperarchive.co.uk/2017/10/25/hauntings-for-halloween/
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