I primi passi verso l’emancipazione intellettuale femminile nella Russia prerivoluzionaria: la costruzione di un nuovo genere

Abstract 

The first steps towards women’s intellectual emancipation in pre-revolutionary Russia: the construction of a new gender

The history of Russian women’s emancipation in the second half of the 19th century is closely linked to three names: Marija Trubnikova, Nadežda Stasova and Anna Filosofova. The three activists, also known as the “Triumvirate” were at the core of a cultural and social revolution that aimed at the economic, psychological and intellectual emancipation of women. Their actions lead to the establishment of the Bestuževskie Courses, one of the first female educational institutions in pre-revolutionary Russia. The pursuit of female emancipation was carried out by the Triumvirate through numerous initiatives, such as the creation of the Women’s Publishing Cooperative that aimed to provide women with a job in line with their intellectual capabilities. Thanks to the efforts of the activists the gender role system and relations began to change: Russian society witnessed a process of (re)construction of gender roles.

 

La metà del XIX secolo è passata alla storia come tappa fondamentale per la nascita del movimento femminista russo. Nell’arco di cinquanta anni il sistema dei ruoli di genere mutò, le relazioni di genere esistenti all’interno di quella società portatrice di concezioni conservatrici e patriarcali si trasformarono; venne alla luce un nuovo genere.

L’evento determinante che innescò la scintilla del dibattito sul ruolo della donna nella società fu la clamorosa sconfitta dell’Impero russo nella Guerra di Crimea (1853-1856) che ne rivelò la profonda debolezza e arretratezza a livello sociopolitico. La debacle scatenò un ampio dibattito pubblico sul bisogno urgente di riforme, tra i numerosi temi attenzionati emerse quello che prese il nome di “questione femminile” e che divenne a tutti gli effetti parte di una discussione socio-antropologica circa la posizione delle donne all’interno della società.

Tra lə primə intellettuali ad occuparsi pubblicamente del tema ci fu Nikolaj Pirogov (1810-1881), medico chirurgo che già durante la Guerra di Crimea si era espresso a favore di un corpo ausiliario femminile per la fornitura delle cure mediche al fronte: le Suore della Misericordia. L’impegno delle donne sul campo rappresentò il primo caso di partecipazione femminile all’interno della sfera pubblica ed ebbe un enorme impatto sulla diffusione delle idee di emancipazione femminile tra lə contemporaneə.

Pirogov tornò di nuovo sull’argomento nel 1856 con un saggio intitolato Voprosy žizni (“Domande di vita”). Facendo leva sul ruolo delle donne come madri, difendeva il loro bisogno di ricevere un’istruzione superiore chiamando in causa la necessità dello sviluppo dell’intera nazione: “Non è la posizione della donna nella società, ma la sua formazione, nella quale si racchiude la formazione di tutta l’umanità, a richiedere un cambiamento”. La logica del chirurgo, che rifletteva senza alcun dubbio una visione estremamente tradizionale e patriarcale del ruolo destinato alle donne, ebbe il merito di dare maggiore forza al dibattito sulla questione femminile, che ora iniziava ad essere identificata con un reale bisogno di istruzione.

L’ondata di interesse verso la questione si intensificò sempre di più a tal punto che la rivista “Sovremennik” avviò una discussione proprio sul tema e nel 1857 pubblicò una tra le più importanti testimonianze in materia: Žaloba ženščiny (“Denuncia di donna”), in cui un autore anonimo denunciava l’enorme disparità che c’era tra l’educazione maschile e quella femminile e la tendenza della società all’uccisione della personalità delle donne sin dalla loro infanzia.

La pubblicazione che diede ancor più slancio al dibattito fu quella dell’autore e critico letterario Michail Michajlov (1829-1865) che nel 1860 pubblicò sul “Sovremennik” una serie di tre articoli intitolata Ženščiny, ich vospitanie i značenie v sem’e i obščestve (“Le donne, la loro formazione e importanza nella famiglia e nella società”) in cui ragionava sul tema dei diritti della donna e sintetizzava i punti salienti della questione. Attraverso una trattazione di tipo antropologico Michajlov analizza la disparità dei diritti di uomini e donne e tenta non solo di indagarne le ragioni storiche e culturali, ma anche di suggerire delle soluzioni al riguardo. Il critico, ponendo come obiettivo auspicabile per la società russa la parità di diritti nella sfera privata e pubblica si sofferma in particolare sulla necessità di parità nell’istruzione di ragazze e ragazzi:

Solo una trasformazione radicale dell’istruzione femminile, dei diritti sociali delle donne e dei rapporti familiari, mi appare come la salvezza dall’instabilità morale, da cui, come un’infermità della vecchiaia, è afflitta la società moderna.” (Michajlov 1860: 479)

[…] Ripeto – non è la debolezza organica o una gravidanza occasionale a separare la donna dall’attività politica, amministrativa, scientifica e industriale, ma una formazione esclusiva, erroneamente diretta sin dall’infanzia, diversa da quella maschile.”  (Michajlov 1860: 487)

All’interno dell’acceso dibattito si fanno strada tre figure, che con le loro iniziative e il loro attivismo non violento diventarono le rappresentanti del movimento per l’emancipazione femminile: Marija Trubnikova (1835-1897), Nadežda Stasova (1822-1895) e Anna Filosofova (1837-1912), conosciute anche come “il Triumvirato”.

Fu infatti nel 1863 a San Pietroburgo, che sotto la guida di Trubnikova, venne fondata la prima Cooperativa editoriale femminile, uno spazio di lavoro autogestito in maniera dinamica da trentasei donne. Lo scopo della Cooperativa, o Artel’ – in russo Ženskaja izdatel’skaja artel’ – era quello di garantire alle donne, che fino a quel momento avevano svolto un ruolo marginale nelle attività intellettuali della società, l’opportunità di raggiungere la propria indipendenza economica attraverso traduzioni, trascrizioni, illustrazioni, rilegature e pubblicazioni editoriali. L’Artel’ rappresenta un modello storico unico nella sua forma, la cui esistenza può essere considerata un fenomeno sociale e psicologico rivoluzionario estremamente significativo per lo sviluppo della società russa. Il ruolo di questa iniziativa è ancora più evidente se confrontato con gli assunti patriarcali sui quali era basata la società in cui comparve. L’operato di Trubnikova, Stasova e Filosofova riuscì a sottolineare l’importanza dell’identificazione di un nuovo ruolo sociale della donna, la cui realizzazione psicologica e intellettuale era stata trascurata fino a quel momento.

Le tre divennero presto il perno del movimento femminile, nonostante ciò, i problemi sociali che la Russia stava vivendo in quel periodo erano di gran lunga al di fuori della portata di una singola Cooperativa. Con l’abolizione della servitù della gleba nel 1861 e la conseguente massiva urbanizzazione delle città, la questione del lavoro femminile divenne ancora più concreta.

In risposta ai cambiamenti sociali ed economici, il Triumvirato si convinse che l’unica soluzione che andasse incontro alle necessità delle donne di tutte le classi sociali fosse quella di garantire loro il diritto all’istruzione superiore: solo accedendo ad una formazione adeguata le donne avrebbero potuto raggiungere la loro indipendenza intellettuale, economica e psicologica. La Cooperativa portò avanti questa lotta con tattiche liberali, rinunciando ad attività rivoluzionarie violente: il loro scopo era quello di piantare il seme della necessità di istruzione superiore femminile nel suolo del dibattito dell’opinione pubblica affinché fosse quest’ultima a spingere il governo ad aprire un sistema universitario dedicato anche alle donne.

Il rapido progredire della questione attirò l’attenzione del governo che nel 1861 ordinò al Ministero dell’Istruzione di esaminare lo statuto delle università, dove già nel 1859 si era aperto un timido spiraglio per la presenza delle donne, che potevano partecipare alle lezioni solo in veste di uditrici. L’indagine si interrogava sulla possibilità di accettare ufficialmente le donne all’interno delle università e la decisione finale fu quella di ammetterle. Questa ulteriore apertura ebbe però vita breve. Nel 1863 con un nuovo statuto le donne vennero bandite dalle università, le manifestazioni studentesche che sin dalla disfatta nella Guerra di Crimea si tenevano di fronte alle università portarono l’opinione pubblica ad associare le donne alle rivolte e a considerarle come elementi di disordine.

Nel dicembre 1867 grazie a Evgenja Konradi (1838-1898), il cui attivismo affiancava gli sforzi del Triumvirato, e alla sua lettera al Congresso degli scienziati naturali di San Pietroburgo, la questione sull’istruzione femminile ricevette nuova attenzione. Contestualmente il Triumvirato iniziò a far circolare una petizione nella quale chiedeva ai professori di San Pietroburgo di istituire corsi superiori per le donne sia nel campo artistico che scientifico. Sebbene la petizione non fosse ancora ufficialmente stata portata all’attenzione del governo, le voci raggiunsero lo Zar Alessandro II il quale si poneva apertamente in contrasto con questo progetto. Nel 1868 le attiviste, con Stasova come portavoce, si rivolsero formalmente a Dmitrij Tolstoj, Ministro dell’Istruzione, la cui risposta ufficiale decretava l’idea di un’istruzione superiore femminile come prematura data la scarsità della preparazione fornita dalle scuole secondarie. Le donne si sarebbero, di fatto, dovute accontentare delle lezioni aperte al pubblico o di istituire dei corsi preparatori. Fu quest’ultima la strada che percorsero e a metà del 1869 vennero approvati i corsi della Lubjanka a Mosca e di Alarčin a San Pietroburgo.

N. A. Jarošenko, “Studentessa”

 

Le attiviste continuarono a fare pressione sul governo e nonostante l’opposizione della Terza Sezione che considerava le loro idee sediziose, nel gennaio 1870 partì una serie di corsi conosciuti come i “сorsi di Vladimir”, il cui successo numerico rappresentava un significativo passo verso l’emancipazione intellettuale delle donne russe.

L’esperimento dei сorsi di Vladimir iniziò a moltiplicarsi e a espandersi, a Mosca nel 1872 vennero avviati “i сorsi di Ger’e”. Questi ultimi, che furono approvati anche con lo scopo di bloccare il flusso di studentesse che si recavano all’estero, in particolare a Zurigo, per studiare medicina, non rilasciavano alcun certificato o diploma, e rimanevano quindi molte le studentesse che continuavano a lasciare il paese. A questo proposito Anna Filosofova scrisse personalmente a Tolstoj nel 1875. Nella sua lettera, l’attivista sottolineava la necessità di permettere alle donne di studiare in Russia, affermando che i corsi universitari fossero un’esigenza della società. I corsi della Lubjanka vennero così trasformati in un programma di istruzione superiore in matematica e fisica nel 1876 e alle donne venne permesso di iscriversi ai programmi di medicina.

Nel 1878 la Russia prerivoluzionaria conobbe l’apice degli sforzi fino a quel momento compiuti dalle attiviste. Il 20 settembre 1878 a San Pietroburgo furono inaugurati i primi corsi di istruzione superiore femminile, noti con il nome di “сorsi di Bestužev”, che sostituirono definitivamente quelli di Alarčin e di Vladimir. I corsi iniziarono ad essere chiamati ufficiosamente Bestuževskie e le studentesse che vi studiarono presero il nome di Bestuževki. In un paese in cui la presenza delle donne all’interno delle università era stata considerata sediziosa e rivoluzionaria era ormai diventato difficile negare loro il diritto all’istruzione.

Gruppo delle prime personalità dei Corsi di Bestužev. In piedi dalla sinistra O. Mordvinova, A. Beketov, A. Filosofova, P.  Stasova; Sedute N. Belozerskaja, V. Tarnovskaja, N. Stasova, M. Menžinskaja. Sullo sfondo i ritratti di M. Trubnikova e E. Konradi.

 

La società russa della seconda metà del XIX secolo vide l’emergere di donne che mostravano un nuovo tipo di comportamento, iniziavano ad apparire nello spazio e nel dibattito pubblico e a prendervi parte in maniera attiva, cosciente e consapevole. La lotta per il diritto all’istruzione e per il lavoro femminile costituivano il sintomo di un fenomeno più ampio che stava avvenendo sotto gli occhi dell’intera società: l’abbattimento del sistema dei ruoli di genere e la conseguente creazione di uno nuovo. È necessario precisare che nella società russa dell’epoca la visione identitaria di genere era esclusivamente binaria, pertanto, a breve si guarderà al fenomeno da tale prospettiva. Dagli anni Cinquanta del XIX secolo quelli che erano gli assunti e i preconcetti che caratterizzavano i due generi, iniziarono a modificarsi. Le pratiche sociali che concepivano le relazioni tra gli uomini e le donne in una posizione asimmetrica gli uni rispetto alle altre iniziano a subire un processo di sconvolgimento. L’attivismo sociale femminile del Triumvirato e di tutte le donne che presero parte al movimento, può a tutti gli effetti essere considerato un processo di (ri)costruzione dei ruoli di genere. Le lotte femministe degli anni prerivoluzionari puntavano, attraverso la richiesta di diritti, alla creazione di nuove forme di interazione sociale e nuove forme di relazioni tra i generi, il cui fine ultimo era il cambiamento del sistema di ruoli di genere esistente. Il genere femminile, che fino a quel momento era stato privato della propria libertà intellettuale, psicologica e sociale, inizia ad assumere nuove caratteristiche, sia estetiche, sia sociali, che concorrevano allo smantellamento delle aspettative fino ad allora riposte all’interno dello stereotipo di “donna” e dell’idea che la società aveva di lei come figura fragile e subordinata all’uomo: nell’arco di mezzo secolo venne plasmato un nuovo genere.

Alla fine dell’Ottocento le femministe che erano state protagoniste del movimento per l’emancipazione intellettuale e psicologica delle donne, lasciarono posto a una nuova generazione di rivoluzionarie dall’attivismo più radicale, passarono loro il testimone con il merito di aver creato un nuovo modo di essere donna in Russia.

 

Bibliografia

Cynthia Whittaker, The Women’s Movement during the Reign of Alexander II: A Case Study in Russian Liberalism,  “The Journal of Modern History”, Vol. 48, No. 2, Chicago, The University of Chicago Press, 1976, pp 35-69.

Dar’ja Pustarnakova, Ženskij vopros na stranicach russkich žurnalov vtoroj poloviny XIX veka, in “Kul’turnaja žizn’ Ijuga Rossii”, No. 1, 2013, pp. 85-86.

Evgenij Ol’chovskij, Ženskaja izdatel’skaja artel’, in “Rossijskie ženščiny i evropejskaja kul’tura. Materialy V konferencii, posvjaščёnnoj teorii i istorii ženskogo dviženija”, San Pietroburgo, Sankt-Peterburgskoe filosofskoe obščestvo, 2001, pp. 85-89.

Marina Rabžaeva, Ženskaja èmansipacija v Rossii: èksperimenty po gendernomu konstruirovaniju, in “Rossijskie ženščiny i evropejskaja kul’tura. Materialy V konferencii, posvjaščёnnoj teorii i istorii ženskogo dviženija”, San Pietroburgo, Sankt-Peterburgskoe filosofskoe obščestvo, 2001, pp. 18-31.

 

Sitografia

Michail Michajlov, Ženščiny, ich vospitanie i značenie v sem’e i obščestve, 1860, in “Sovremennik”, No. 4, 1860, pp. 473-500.

https://books.google.ru/books?id=qH8GAAAAYAAJ&pg=PA473#v=onepage&q&f=false (ultima consultazione: 5/06/2023)

La traduzione dei brani tratti da questo testo è stata fatta per l’occasione da me E.M.

Nikolaj Pirogov, Voprosy žizni, in “Morskoj sbornik”, No. 9, 1856, pp. 559-597.

http://az.lib.ru/p/pirogow_n_i/text_1856_voprosy_zhizni.shtml (ultima consultazione: 05/06/2023)

La traduzione del brano tratto da questo testo è stata fatta per l’occasione da me E.M.

 

Apparato iconografico

Immagine 1:

https://ru.wikipedia.org/wiki/Бестужевские_курсы#/media/Файл:Nikolaj_Alexandrowitsch_Jaroschenko_-_Girl_student.jpg

Immagine 2:

https://ru.wikipedia.org/wiki/Бестужевские_курсы#/media/Файл:Initiators_of_Bestuzhev_courses.jpg

 

 


Pubblicato

in

,

da

Tag:

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *