Manifesto bisessuale

Masseduction
I can’t turn off what turns me on
Masseduction
I can’t turn off what turns me on
Masseduction
I hold you like a weapon
Mass destruction
I don’t turn off what turns me on
(St Vincent, “Masseduction”)

 

La bisessualità non rispetta il principio di non contraddizione, ma rivendica quest’ultima come propria.
La bisessualità è un desiderio che continuamente straborda, riconfigura, scuote e percuote.
La bisessualità è la proliferazione del plurale nel singolare, del molteplice nell’uno, dell’incoerenza nell’identità.

La bisessualità è una voce che si fa silenzio nella coppia, è una presenza spettrale che calca il palco facendolo scricchiolare anche se spesso non declama, ma sussurra. Si è liberata delle sue catene tempo fa, ha smesso di fare rumore, rimane una coscienza interna, un’identità ripetuta come una preghiera notturna. C’è chi la porta in piazza, chi la proclama a gran voce, chi la indossa tutti i giorni come slogan e come pratica politica; c’è anche chi la tiene dentro di sé, chi non vuole riconoscerla per paura di non essere riconosciutə, chi la liquida pubblicamente come qualcosa di lontano e distante, un vocio che non lə appartiene.

“La bisessualità è un’identità completa e fluida. Non presumete che la bisessualità sia binaria o duogama, che noi abbiamo ‘due’ lati o che noi dobbiamo per forza essere coinvolti simultaneamente con ambo i generi per essere persone umane soddisfatte. Anzi, non presumete nemmeno che ci siano due soli generi. Non scambiate la nostra fluidità per confusione, irresponsabilità od incapacità di impegnarci. Non confondete la promiscuità, l’infedeltà od il sesso non sicuro con la bisessualità: sono tratti umani comuni a tutti gli orientamenti sessuali. Non si deve presumere nulla sulla sessualità di nessuno, nemmeno sulla vostra.”
(Manifesto bisessuale del 1990)

La bisessualità ci insegna che c’è sempre una terza, una quarta, una quinta via da percorrere, insieme, collettivamente, in coppia e singolarmente, per scoprire chi siamo, da dove veniamo, dove vogliamo andare. Il prefisso bi- ha smesso di significare in quel lemma, perché la bisessualità riconosce il genere come un costrutto non binario e sostanzialmente fallace per descrivere il desiderio di esplorazione del corpo, di avvicinamento a spiriti e carni disparate. Se l’orientamento sessuale si deve basare sulla corrispondenza o assenza di corrispondenza tra il mio genere e quello di un’altra persona, o tra il mio corpo sessuato e quello altrui, la bisessualità rimette in questione il valore che assegniamo a questa corrispondenza marcandola come datata, arbitraria, non funzionale a descrivere ciò che ci appartiene.

La bisessualità proviene dal terreno, dalle piante che abitano diversi sessi, che li indossano e li rappresentano – rivendica la sua origine vegetale, ma non si permette di essere ridotta a essa.
La bisessualità può essere temporanea e provvisoria, sempre è un mettere in dubbio il sé e l’Altro, è tenere aperti gli occhi e vigilare quando le altre persone dormono – rivendica la sua insonnia, ma non si lascia confinare dentro a una temporalità indecisa.
La bisessualità è un abito di diverse misure e colori, a volte cangianti, a volte, fissati per anni, sbiadiscono, si contaminano – rivendica la propria bandiera e identità, ma toglie il terreno sotto ai suoi piedi.

 

“Ma sei sicurə di non essere semplicemente indecisə?”
“Ma ti piacciono ancora gli uomini? E le donne?”
“Ma se io ti piaccio così tanto, come fanno a piacerti anche loro?”
“Ma che bello, non sono mai statə con una persona bisessuale!”
“Ma sai, io non penso che la bisessualità esista.”

Alla bisessualità si risponde con la paura, con il dubbio, con la feticizzazione, con il disgusto, con un desiderio amplificato o modulato a seconda dell’occorrenza. La bisessualità è a volte un’esperienza più unica che rara per le persone intorno, un’esperienza di costante questionamento e rivendicazione per chi la abita. Tra i due estremi si perde la comunicazione e l’empatia, si riconduce ogni piccolo singhiozzo a un potenziale smascheramento esterno e introiettato.

Ma la bisessualità è smascheramento di un sistema che schiaccia tra i suoi ingranaggi la sessualità, il desiderio, l’attrazione e ne produce dei monoliti compatti, stabili, separati. La bisessualità è la crepa, la falda che slitta e scuote, è un tuono tellurico che riconfigura il terreno, che sposta l’asse della sessualità e dell’identità, che riavvicina ciò che si riteneva piantato saldamente nel terreno. Per percepirla, non basta vedere o osservare, ma bisogna ascoltare, lasciare che trovi un’eco, per quanto distante, dentro di noi, bisogna offrire la propria gabbia toracica per farne cassa di risonanza, lasciarsi attraversare dalla voce altrui, oltre le proprie barriere, oltre le proprie dighe. Non ci vuole un intellettuale per capire che sono bisessuale, dice Darryl Whitefeather – basta ascoltare.

 

Non posso spegnere ciò che mi accende di desiderio
Seduzione di massa
Ti impugno come un’arma
Distruzione di massa

Su queste note ho imparato a comprendere il mio desiderio, ho pronunciato il suo nome, gli ho dato forma – la forma è contenuto sedimentato. Ho imparato a sospendere il giudizio sempre troppo rapido e avventato nell’osservare altre persone, ho teso le orecchie per ascoltarle, senza (pre)giudizio – il giudizio è un muro che preclude orizzonti più vasti. Ho compreso la temporalità, le circostanze, le ragioni del mio desiderio e l’ho liberato da gabbie di mia costruzione – il mio desiderio continuamente mi elude, straborda, allaga. Mi sono riscoperto contraddittorio, fallace, provvisorio, molteplice, ma anche unico, singolo, stabile, sicuroil principio di non contraddizione si rifiuta di elaborare la complessità del reale.

 

“Intendo cioè prendere le mosse dall’ipotesi che i bisessuali non siano rari (forse addirittura inesistenti) come degli unicorni, ma che sia piuttosto l’approccio metodologico che adottiamo a non farci vedere quello che in realtà è sempre stato sotto i nostri occhi: una vasta serie di comportamenti bisessuali che non riconoscevamo come tali perché i nostri schemi concettuali ci impedivano di notarli. È mia convinzione cioè che – a differenza di gay e lesbiche, visibili perché hanno portato avanti il loro coming out, il loro venir fuori da quello sgabuzzino sociale (in inglese, closet) dove erano prima costretti – i bisessuali non rimangano ancora nascosti nell’oscurità del closet perché paurosi e vigliacchi, ma che stiano dentro uno sgabuzzino sociale che è stato costruito intorno a loro dal nostro modo di pensare la sessualità: uno sgabuzzino che ha però – in realtà – pareti di vetro, un glass closet nei riguardi del quale il nostro sguardo si ferma sulla superficie trasparente, incredibilmente cieco rispetto a ciò che è visibilissimo ma che non vediamo, che rimane nascosto in bella vista perché non dotato di elementi sufficientemente caratterizzanti (rispetto ai nostri schemi).”
(Giuseppe Burgio, Fuori binario. Bisessualità maschile e identità virile, Mimesis, 2021)

 

La bisessualità contamina il genere, lo scioglie nel proprio calderone ribollente, ci si unisce e lo ingloba, finché non ne rimane una sostanza viscosa. Se sei una donna, che peccato, una lesbica in meno; se sei un uomo, vabbeh quindi ti piace il cazzo; se non ti riconosci in costrutti binari, ma in che senso? L’unica certezza è che il cazzo ti piaccia a prescindere, perché il fallo è il valore assoluto su cui poggia ogni nostra unità, ogni nostra consapevolezza, ogni nostro sistemama siamo davvero sicurə che la figa ti piaccia?

 

“Ma la bisessualità è una moda?”
“Vabbeh sessualità fluida okay, ma da che parte stai?”
“Sei in una relazione esclusiva con una sola persona, quindi non sei più bisessuale?”

La Bibbia diceva Adamo ed Eva. Ma perché non aggiungerci anche il serpente, la mela, Dio e il giardino dell’Eden?

 

She would not say of any one in the world now that they were this or were that. She felt very young; at the same time unspeakably aged. She sliced like a knife through everything; at the same time was outside, looking on. She had a perpetual sense, as she watched the taxi cabs, of being out, out, far out to sea and alone; she always had the feeling that it was very, very dangerous to live even one day. Not that she thought herself clever, or much out of the ordinary. […] She knew nothing; no language, no history; she scarcely read a book now, except memoirs in bed; and yet to her it was absolutely absorbing; all this; the cabs passing; and she would not say of Peter, she would not say of herself, I am this, I am that.
(Virginia Woolf, Mrs Dalloway, 1925)

Sono nato e cresciuto in Italia, l’italiano è la mia lingua madre. Ho imparato inglese, francese e tedesco; ho vissuto in Inghilterra, Francia e Germania. La mia lingua si è contaminata di suoni Altri, la mia voce si è inflessa e continua a inflettersi secondo il contesto, il sentimento, l’intenzione – la bisessualità è una lingua che ho appreso, che pratico, in coppia o in gruppo o da solo, è un’articolazione di desideri e sentimenti e intenzioni che percepisco vicina al mio modo di stare al mondo, al mio modo di situare il mio corpo nello spazio e nel tempo, al mio modo di esistere dentro e fuori e contro un sistema che continuamente mi richiama all’ordine. La bisessualità è indisciplina, diserzione, obiezione: questo no, non mi rappresenta; queste no, non sono le mie parole; questa no, non è la mia lingua; questo no, non è il mio corpo; questa no, non è la mia idea di società.

La bisessualità è rivolta.

 


Luca Pinelli fa parte dell’Altrosessuale. Si occupa di letteratura inglese (in particolare Oscar Wilde e Virginia Woolf), storia e teorie femministe (Woolf, Simone de Beauvoir, femminismi radicali), teorie queer, scritti radicali. Ha scritto per Limina rivista e per altre riviste accademiche.


 

Per saperne di più:

Manifesto bisessuale del 1990, tradotto in italiano;

Giuseppe Burgio, Fuori binario. Bisessualità maschile e identità virile, Mimesis, 2021;

Gettin’ Bi“, canzone cantata da Darryl Whitefeather (Pete Gardner) nella serie Crazy Ex-Girlfriend;

Una serie di citazioni di una delle maggiori attiviste bi+, Robyn Ochs (in inglese);

Julia Shaw, Bi: The Hidden Culture, History and Science of Bisexuality, Canongate Books, 2022.

Immagine di copertina:

Frame da “Masseduction” di St Vincent.


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Commenti

2 risposte a “Manifesto bisessuale”

  1. Avatar Gabriella
    Gabriella

    Mitico fantastico. Bell’articolo e ben scritto. Viva viva la rivolta 🌺

  2. […] Luca Pinelli (he/they) fa parte dell’Altrosessuale. Si occupa di letteratura inglese tra fin de siècle e modernismo (Oscar Wilde, Virginia Woolf), storia e teorie femministe (Woolf, Simone de Beauvoir, femminismi materialisti), teorie queer e pensiero radicale. Ha scritto per Limina rivista e per altre pubblicazioni accademiche. Per l’Altrosessuale ha scritto il Manifesto bisessuale. […]

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