Vita sessuale segreta delle donne trans

What’s your pleasure? you asked, then stuck around for an answer.
Maggie Nelson, The Argonauts

Un desiderio enorme è un clima le cui logiche eludono ogni spiegazione antropologica.
Billy-Ray Belcourt, Storia del mio breve corpo

 

NdA: Ogni qualvolta che compare il termine trans, voglio indicare persone trans, non-binary e più in generale persone gender-diverse. Per forza di cose l’articolo riporterà, qua e là, un punto di vista centrato sulle donne trans, perché più vicino alla mia vicenda personale.

Uno scavo.

Essere trans non è solo una questione identitaria, ma di riconfigurazione. Del corpo e del sesso, e di conseguenza della mente e del desiderio. Se è vero che la nostra immagine di pratica sessuale è plasmata e regolamentata dal patriarcato, in questo regime che produce attivamente transfobia e transmisoginia, le persone trans non vengono semplicemente escluse dall’essere oggetto di desiderio, ma non sono nemmeno intese come esseri capaci di esperire un desiderio sessuale legittimo (o almeno non prima della medicalizzazione, in particolare operazioni riguardanti i genitali).

La storia delle identità non conformi è una storia ambientata in reti sotterranee di sostegno, in passaggi segreti di saperi e informazioni. Per attraversare i propri percorsi di autodeterminazione e affermazione di genere, spesso bisogna fare i conti con questa realtà. La mente di una persona trans è sempre piena di domande; alcune di queste riguardano il piacere e non sono meno importanti delle altre. E le risposte non sono facilmente rintracciabili.

È per questo che, quando ho cominciato a pensare a questo articolo, avevo in mente un’immagine ben precisa: quella dell’archeologə. Di questa immagine mi intrigava l’eleganza, l’idea di un’attività di scavo meticolosa, un riportare alla luce ciò che è stato sepolto da cumuli tardo-capitalistici e ciseteronormativi. Mi sono dovuta ricredere subito. Attraversare i territori della transness alla ricerca di risposte può somigliare a un’attività intellettuale, è vero, ma a volte è più vicina a quella dellə minatorə. Può essere scomoda e sporca, può essere pericolosa, può avvenire al buio, in luoghi inospitali (internet).

Quando mi sono avventurata personalmente alla ricerca di risposte, evitando accuratamente forum famosi per essere ritrovo di persone non propriamente rispettose, capitai su una pagina di Quora. What does it feel like to have sex with a transgender woman? How is it different than having sexual intercourse with other women?”. Non consiglio a nessunə la lettura di questa pagina, che riporta contenuti feticizzanti e discriminatori, favorendo un punto di vista principalmente maschile.

Lo scavo diventava problematico, le informazioni avvilenti, il percorso angusto e i dati deprimenti: l’attività da minatorə cominciava a somigliare di più a un’evasione, la fuga cieca di chi cerca di farsi strada con un cucchiaio attraverso le spesse – e sorvegliatissime – mura di Alcatraz. Nessunə si concentrava sulle pratiche del piacere, sul corpo incarnato.

Oggi lo so: le informazioni esistono, il piacere non è qualcosa che ci è precluso o che siamo costrette a barattare in favore di pratiche che rispecchino l’ordine stabilito. Esistono modi gioiosi e giocosi di esplorare il corpo e il sesso, esistono percorsi sicuri d’informazione che smentiscono l’idea che una persona trans non possa avere una vita sessuale soddisfacente. Se voglio parlarne è perché non tutte le persone trans hanno gli stessi privilegi e le stesse possibilità di accesso alle risorse. Alcune non hanno nemmeno compagnia o sostegno. Questo attraversamento per me e per molte è cominciato con l’essere scaraventate fuori da un’auto in corsa nel bel mezzo del deserto, con solo una vanga in mano.

Tutto ciò che si può fare è scavare e cercare la risposta alla domanda: allora come scopano le donne trans?

Silenzio dell’archivio, violenza dell’archivio.

Scava in un punto giusto e troverai acqua, pietre preziose persino. Scava in un punto sbagliato e ti ritroverai con un pugno di mosche.

La cancellazione e/o l’omissione dell’esperienza erotica delle persone trans diventano evidenti quando ci si addentra negli studi di sessuologia. Spesso ci si limita a liquidare in un paio di righe la mancata trattazione dell’argomento a causa della scarsità dei dati (affidabili, aggiungerei). Questa (ri)produzione di “vuoti d’archivio” capita anche ogni volta che diamo per scontata l’universalità di un’esperienza o una pratica o rinunciamo a riportarne la complessità solo in favore di una comunicazione più facilitata. L’appiattimento e la semplificazione di esperienze e pratiche, uniti alla mancanza di ricerche, genera scotomizzazioni sistemiche.

Secondo la filosofa Nancy Tuana questa “ignoranza” non dovrebbe essere teorizzata come una semplice omissione o lacuna ma, piuttosto, come “una produzione attiva”, funzione di una “epistemologia dell’ignoranza”, costruita e volontariamente preservata, collegata a questioni che riguardano la titolarità del sapere, cioè l’autorità socialmente riconosciuta di organizzare e diffondere la conoscenza.

Questo sapere serve le istituzioni, e il suo compito è quello di ridurre l’incarnazione erotica delle persone trans ai genitali, alla concezione ciseteronormativa e abilista di ciò che il sesso è e può essere; sposta l’attenzione dal piacere alla funzionalità. Alcune persone trans non usano i propri genitali durante il sesso, e molte pratiche non hanno a che vedere con un pene eretto che penetra una vagina. Ma se questo non bastasse, il discorso della funzionalità colpisce anche le persone che praticano sesso penetrativo con i genitali: la funzionalità serve a definire la pratica sessuale in termini di successo e performance, allontanando, ad esempio, le questioni sul piacere, sulla soddisfazione e sulla connessione, bollandole come immateriali.

Attraverso questi discorsi va a intensificarsi, se non a fossilizzarsi, l’idea che essere trans implichi avere una vita sessuale meno soddisfacente delle persone cis; che l’eros delle persone trans si costruisca intorno a una serie di compromessi e dilemmi. Non possiamo separare la storia sessuale e delle pratiche sessuali degli individui dalle strutture di potere e privilegio. È proprio perché i corpi delle persone trans sono stati spesso dedotti e definiti in base all’esperienza cis, che colmare i vuoti d’archivio e riportare alla luce le testimonianze di altre persone trans equivale a ribaltare il punto di vista della storia. Significa disseppellire, scavando, un’intera civiltà splendente. Trovare una sessualità radicale che venga da noi stessə, costruire l’utopia in cui vivere.

Un ricettario.

Mi piace pensare che ci sia del buono nel futuro perché nel futuro ci saranno persone trans, così come c’è stato del buono perché persone trans sono sempre esistite. È questo l’unico debito che sento di avere nei confronti di chi si è impegnatə perché credeva che qualcosa si potesse ancora dire (e fare).

È il caso di Mira Bellwether, autrice trans dyke (così recita la sua bio Instagram) che nell’Ottobre del 2010 pubblicò la issue #0 di FUCKING TRANS WOMEN: A ZINE ABOUT THE SEX LIVES OF TRANS WOMEN. La zine, a distanza di anni, rimane un documento fondamentale per ogni persona – trans e non – che si addentri nei territori del piacere dei corpi trans. Al suo interno l’autrice affronta questioni di vario genere, dal funzionamento anatomico e fisiologico in donne trans pre-op, alle pratiche sessuali; fornisce suggerimenti su come approcciarsi al tucking o all’esplorazione erotica in coppia e in solitaria, consigli su come coltivare una comunicazione migliore. Va a lei il merito di aver coniato termini per pratiche altrimenti anonime, incomunicabili, accompagnando il tutto con diagrammi.

L’esempio più famoso è quello del muffing, cioè la penetrazione o l’inserimento delle dita nei canali inguinali. Il canale inguinale è un orifizio per lo più coperto di carne dietro i testicoli e lo scroto; c’è un canale su ciascun lato del pene (sono i canali da cui i testicoli cadono e in cui si ritraggono in situazioni di stress). Molte donne trans scoprono che la lenta stimolazione di questi canali può dare pressione e piacere simili al sesso penetrativo.

L’autrice utilizza una scrittura diretta per veicolare spunti di riflessione che riguardano modi radicali di ripensare l’intimità e il corpo. Perché, se il pene è un organo che per la maggior parte del tempo è allo stato soft, tendiamo a riconoscere la sua importanza solo quando è duro? Perché quando parliamo di penetrazione immaginiamo immediatamente la presenza di un buco (e non, ad esempio, di una sorta di tasca, come nel caso del muffing)? In questo il lavoro di Mira Bellwether è stato cartografico. Cito una parte significativa, che è anche un invito: «Ci sono draghi e mostri marini, miei colleghi cartografi genitali, e abbiamo molto da imparare da loro. Le metafore, il linguaggio, le analogie vengono dopo. Sono utili, ma credo con grande convinzione che quello che ho tra le gambe non sia una metafora o un’analogia ma qualcosa di nuovo e meraviglioso. Meglio iniziare dai bellissimi momenti di esplosivo piacere e scoperta, e lasciare che il resto venga dopo».

Così è come l’autrice descrive la genesi della sua opera in un’intervista: «Uno dei motivi per cui è nata questa zine è che sono davvero stanca di spiegare cose e insegnare allə miə amanti il ​​mio corpo occupando il tempo che avrebbe dovuto essere speso a fare sesso. Quando unə dellə miə amanti ha detto che desiderava avere un manuale di istruzioni per il mio corpo, ho afferrato la cosa rispondendo letteralmente. Nonostante le 80 pagine, c’è ancora molto altro di cui parlare».

Insiste Bellwether: «[L’opera] è fondamentalmente un libro di cucina: un libro di cucina ancora in corso, creato da te, dallə tuə amicə e dallə tuə amanti. Le ricette sono quelle per il buon sesso, per la tenerezza, per una migliore comunicazione, per un piacere intenso, per delle scopate eccitanti, per la condivisione di nuove idee e lo sviluppo e la condivisione di tecniche. Più contribuiamo più grande diventerà il libro di cucina, e se non ti piacciono le ricette che vedi non c’è alcun obbligo a usarle. Spero che le donne trans portino via dalla fanzine l’idea che tutti possiamo scrivere le nostre ricette. Tutti possiamo scrivere i nostri manuali di istruzioni».

Purtroppo, Mira Bellweather è morta a causa di un cancro ai polmoni. Il suo contributo rimarrà per sempre nelle fondamenta di quella utopia che ci impegniamo a costruire. Ciò che possiamo fare è comprare a questo link una copia della zine, in maniera tale da aiutare la famiglia di Mira e lə compagnə con le spese che hanno dovuto e dovranno sostenere.

Pelle collettiva.

Se siamo qui è perché scavare e edificare non ci basta. Colmare i vuoti è una pratica parziale che vogliamo accompagnare alla distruzione del sapere che ha seppellito le nostre voci. Se questo approfondimento è in chiusura è perché quello di cui voglio scrivere, il nemico e compagno che sto per nominare, è un argomento molto dibattuto. Sto parlando della disforia.

Quando ho cominciato il mio percorso di medicalizzazione sono stata indotta a credere al falso dilemma per cui per alleviare la disforia sarei inevitabilmente andata incontro a perdite di vario genere in ambito sessuale. Nessunə mi ha parlato di opzioni, nessunə ha utilizzato il gergo della possibilità, dell’equivalenza o della specifica diversità. Mi è stato presentato il rischio di una spostamento/abbassamento della libido e del sex drive. Sorprenderà alcunə ma questo scenario è scientificamente impreciso, oltre che privo di sfumature. Invito alla lettura di Trans Sex di Lucie Fielding per delle prospettive scientificamente rigorose ma creative, aperte e soprattutto ad opera di addettə ai lavori queer e non-cis che riguardano la riformulazione del sex drive come desiderio, e l’approfondimento di termini quali spontaneous desire and responsive desire.

Ho già fatto riferimento in questo articolo al vero significato di questo appiattimento e semplificazione nelle pratiche mediche. È uno strumento di controllo, così come lo è la disforia.

La divulgatrice Abigail Thorne (conosciuta su Youtube col nome Philosophy Tube) in un recente video dice: «molte persone parlano come se [la disforia] fosse una sensazione in più, a sé stante, e penso che questo sia un errore di categoria. Non credo sia una sensazione in più. Penso che sia solo la somma di tristezza, ansia, gelosia, desiderio, rimpianto, invidia, vergogna, disagio, afflizione, dissociazione, trauma» (e così via). Anche le persone cis possono provarla.

È vero che i tempi sono cambiati, ma le linee guida mediche rimangono patologizzanti e spingono ancora la maggior parte delle persone trans a mentire. Se il criterio di riconoscibilità in quanto persona trans è inscritto in una definizione, perché non assecondare chi detiene il potere di decidere del tuo futuro e del tuo benessere? Vorrei far presente che una persona trans che desidera una terapia ormonale sostitutiva a base di estrogeni deve ottenere una diagnosi di disforia, mentre una donna cis in menopausa può semplicemente rivolgersi al proprio medico di base o ginecologo. Ottenere una diagnosi di disforia equivale a sottoporsi a una serie di peripezie burocratiche, test, perizie, domande mortificanti e invasive. Per questo la gente mente, per questo i dati non sono affidabili: perché è un sistema che si autoalimenta.

Questo non vuol dire che bisogna smettere di utilizzare la parola disforia, o che cominciare un percorso medicalizzato di affermazione di genere sia inutile. Vuol dire smetterla di vedere la disforia come un reame oscuro occupato da persone trans e, di conseguenza, di considerare la medicalizzazione come una via d’uscita luminosa da questo reame. Vuol dire smantellare l’idea cristallizzata che per essere trans bisogna soffrire di disforia, e che soffrire di disforia equivalga a odiare il proprio corpo, soprattutto i genitali. Questo può essere vero e può essere falso, ma non è un dogma.

Il mio invito è quello di riflettere su come la scoperta e l’esplorazione curiosa e felice del proprio corpo, delle sue capacità e dei suoi limiti, possa portare a enormi benefici nei confronti di quell’insieme eterogeneo di disagi (e scoperte) che viene chiamato disforia; tenendo a mente che ciò che (non) vi piacerà sarà valido, e non è detto che sarà fisso nel tempo.

Parlate, cercate riscontri, cercate l’alternativa e trasformatela nella prima scelta. A volte ci sarà da sporcarsi le mani; non c’è un modo corretto di procedere. Ma lo si può fare assumendo una posizione di apertura e di fiducia verso ciò che sentiamo.

 


June Scialpi (1998) si interessa di queer, transfemminismi e shōjo. Ha pubblicato Il Golem. L’interruzione (Fallone Editore 2022). Collabora con varie realtà online.


Bibliografia:

Abigail Thorn, “Have We Got It Wrong On Dysphoria?”, in Transwrites – https://transwrites.world/have-we-got-it-wrong-on-dysphoria-abigail-thorn-discusses-trans-healthcare/ 

Emily Nagoski, Come as You Are. Risveglia e trasforma la tua sessualità!, Roma, Spazio Interiore, 2017.

Ignacio Rivera, “The Sexual Body”, in Trans Bodies, Trans Selves: A Resource for the Transgender Community, Oxford, Oxford University Press, 2014.

Karen L. Blair, Rhea Ashley Hoskin, “Transgender Exclusion from the World of Dating”, in Journal of Social and Personal Relationships, vol. 36, n. 7, 2019.

Lucille Fileding, Trans Sex. Clinical Approaches to Trans Sexualities and Erotic Embodiments, New York, Routledge, 2021.

Mira Bellwether, FUCKING TRANS WOMEN: A ZINE ABOUT THE SEX LIVES OF TRANS WOMEN n.0 – http://fuckingtranswomen.org/ – La traduzione di questi e di tutti gli altri passaggi estratti da opere in inglese è mia.

Nancy Tuana, “Coming to Understand: Orgasm and the Epistemology of Ignorance”, in Hypatia, vol. 19, n. 1, 2004, pp. 194–232.

Sitografia: 

https://www.autostraddle.com/mira-bellwether-author-and-illustrator-of-fucking-trans-women-zine-the-autostraddle-interview/ 

Immagini: 

Immagine di copertina: https://www.buzzfeednews.com/article/piapeterson/photos-people-playing-chess

 


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Una risposta a “Vita sessuale segreta delle donne trans”

  1. […] generi. Da questo punto di vista, sicuramente sono stati essenziali quando ho scritto cose come Vita sessuale segreta delle donne trans e ho sentito la necessità di partire da una posizione personal per parlare di criticità […]

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